Associazione Le Vele Scampia Cena Sociale e Solidale

Fondata pochi mesi fa, l’Associazione Le Vele di Scampia già è una realtà all’interno di quel quartiere che è un po’ l’emblema delle periferie del mondo globalizzato.

La fiction televisiva “Gomorra” propone un’immagine distorsiva del territorio, raffigurandolo come se fosse un crogiuolo di degrado urbano e sociale, delinquenza e tutte le negatività “noir” che in genere hanno successo nei serial televisivi e cinematografici, ma che fanno identificare il quartiere con il crimine.

“E invece non è cosi”, mi spiega Pasquale Palladino, uno dei fondatori dell’Associazione. “La fiction televisiva ha portato Scampia nel mondo, rappresentandola come un coacervo di malavitosi, noi vogliamo che il mondo venga a Scampia per confutare l’immagine negativa che se ne è fatta”, aggiunge Palladino parlandomi con passione del suo quartiere.

L’Associazione Le Vele ha recuperato e riutilizzato i locali di un mercato rionale dismesso, trasformandolo in sede di ristorazione sociale e solidale.

Quali potevano essere i simboli più rappresentativi e significativi se non il cibo e il mangiare insieme, per rilanciare i rapporti sociali e ricostituire e consolidare il senso di comunità e il piacere di stare insieme? E, infatti, ogni mese l’associazione organizza una cena sociale e solidale, al prezzo simbolico di un euro a persona, avvalendosi della collaborazione della locale Scuola Alberghiera, che con docenti e giovani allievi organizza l’evento e cucina i piatti del menù a tema.

“A queste cene, partecipano tutti”, mi dice Marino D’Angelo, presidente, tra l’altro, dell’Associazione Abili Oltre (che si occupa di disabilità) “perché il nostro intento non è quello di fare la tavola dei poveri, noi non siamo la Caritas, ma è quello di includere tutti, di tutte le classi sociali, sia abitanti di questo quartiere che di altri, sia abili che disabili”.

Infatti, i loro obiettivi sono l’inclusione, la socializzazione e la contaminazione fertilizzante, in senso positivo, delle culture e degli stili di vita. “Se noi ospitassimo solo le famiglie del quartiere”, prosegue Marino D’Angelo, parlandomi nel frastuono gioioso della serata, “replicheremmo l’operazione di isolamento e di emarginazione che i nostri politici e le nostre classi dirigenti hanno compiuto negli anni ’70 e ’80 nei confronti dei ceti popolari, costruendo questi quartieri ghetto, come è quello di Scampia, nelle zone periferiche e nell’ hinterland di Napoli”.

“Abbiamo in cantiere molte iniziative”, mi comunica Pasquale Palladino, “una di questa l’abbiamo denominata <<Scampia si gira>>, che ha il doppio significato che il quartiere vuole voltare pagina e che vuole riproporsi come set cinematografico per la tv e per il cinema, magari istituendo una scuola di cinema”. “Ma il progetto a cui ci teniamo di più”, aggiunge accorato, “è quello degli Orti Sociali, per ricongiungere il rione alla cultura agreste che pre-esisteva prima che sorgessero i mastodonti edilizi, per recuperare i terreni agricoli che pure esistono ancora a Scampia e per dare lavoro e occupazione ai giovani”.

La serata si svolge in un’atmosfera festosa e conviviale, nel corso della quale gli sconosciuti si conoscono e i conoscenti si ritrovano e poiché è il 31 ottobre, il menù si snoda sul tema della zucca, con piatti ideati, preparati e serviti dai giovani dell’Alberghiero sotto la guida e lo sguardo attento dei loro docenti.

 

Pasquale Nusco