“Rose Addirose” di Rossella Santoro

Teatro Palcoscenico, domenica 25 novembre è andata in scena la piece :“Rose Addirose” di Rossella Santoro.

Da cultrice e artista di teatro posso scrivere di aver assisito ad uno degli spettacoli più belli negli ultimi due anni.

Uno spettacolo senza ostentazioni, tempi ritmici impeccabili, interpretazione realistica invidiabile, ensemble corale degna dei più eccelsi cori greci, tematica penetrante, senza evidenziare la dinamica di specie, con elementi di rottura determinanti. una nota dolente, solo spettatori di nicchia per uno spettacolo che tocca problematiche quotidiane appartenenti ad ognuno.

mi capita spesso, come esperta di teatro, di essere invitata a spettacoli di ogni genere, e sempre più spesso, noto a malincuore, che gli spettacoli, culturalmente meno elevati, sono più seguiti, rispetto alla cultura vera, e ciò, per me, rappresenta la vera disfatta dell’arte e della cultura in generale.

tornando allo spettacolo, magistralmente diretto dalla regista Rossella Santoro, posso solo dire di essere stata emozionalmente penetrata nelle viscere del mio più remoto animo, ho pianto per l’emozione, cosa che raramente provo, gli attori in scena, tutti talentuosamente e tecnicamente perfetti, non una sbavatura, non una pausa ingiustificata, non un’ostentazione, solo realtà emotiva, solo un vivere intensamente la storia del personaggio, solo un ricercare di rendere giustizia a chi ha ispirato tutto ciò.

l’uomo non e’ visto come carnefice, ma come vittima anch’esso di una società malata che conduce all’indifferenza delle debolezze, che necessariamente colpiscono ogni essere umano.

uno spettacolo, insomma, più che degno, di calcare grandi palcoscenici e di insegnamento didattico per le future generazioni.

non mi resta che ringraziare Rossella Santoro ed il suo impeccabile cast, per la speranza che mi hanno trasmesso, e per aver confermato ulteriormente, la mia fiducia in quelle sacre tavole, che mi hanno permesso di credere nella vita ed in tutti i suoi poliedrici aspetti.

Ci vediamo, sempre in teatro.

A cura di Elisabetta Mercadante