La “mela stregata”: dalla leggenda e dalle favole alla pasticceria campana

Metti la leggenda biblica della trasgressione golosa di Eva nel “paradiso terrestre”, la quale contravvenne all’ordine divino di non mangiare le mele di un certo albero.

Metti gli artifici malefici di Grimilde, la regina/strega di “Biancaneve e i sette nani”, che “stregò” una mela da dare in pasto alla sua figliastra, colpevole di essere più bella di lei. Metti la tradizione culinaria popolare delle mele caramellate che si preparavano in casa o si vendevano nelle feste paesane e/o di quartiere.

Metti la buonissima Mela Annurca Igp della Campania, vero gioiello dell’agricoltura meridionale e, in particolare, della Terra di Lavoro. Metti la fantasia inesauribile dei pasticcieri napoletani, che una ne pensano e cento ne fanno, ed ecco venir fuori questo dolce sublime, denominato “mela stregata”, che si può degustare presso il Ristorante-Pizzeria che porta la sua denominazione: “La Mela Stregata”, appunto, di Lusciano, vicino ad Aversa.

La ricetta è segretissima, e la chef-pasticciera, Santa Di Mauro, titolare del Ristopizza “La Mela Stregata”, l’ha ricevuta in eredità dalla sua famiglia di dolciai, i quali se l’erano tramandata di generazione in generazione.

Sostanzialmente, si tratta di una pasta sfoglia che avvolge una mela annurca, accompagnata da abbondante crema pasticciera, con un’amarena collocata in cima e una salsa mou che la condisce. Ma il procedimento e la la lavorazione sono tenuti nascosti, e nemmeno i collaboratori di Santa ne sono a conoscenza. Un vero mistero esoterico. In ogni caso, ogni “mela stregata” viene cotta al momento e servita caldissima al cliente che ne fa richiesta. Le “mele stregate” di Santa Di Mauro si possono acquistare anche di asporto.

 

Pasquale Nusco