Clementina Gily parla di Bruno e ipotizza la vera identità di Shakespeare – LUX IN FABULA

Pozzuoli

Con la presentazione del volume IL RINASCIMENTO DI GIORDANO BRUNO – IL MIELE E LE ARAGOSTE di Clementina Gily Reda, edito da STAMPERIA DEL VALENTINO, sabato 11 gennaio è ripreso il ciclo di incontri QUATTRO CHIACCHIERE CON L’AUTORE organizzato da Lux In Fabula.

Per l’occasione la sede storica dell’associazione dislocata sulle Rampe Cappuccini è stata affollata da un pubblico attento e interessato che ha ascoltato senza mai interrompere, se non per porre qualche domanda o avere chiarimenti in meriti, l’autrice che per oltre un’ora e mezza ha parlato del suo libro, il primo di una serie dedicati a Giordano Bruno.

Docente in pensione di Estetica e Teoria dell’Immagine alla Federico II, oltre a essere giornalista, la professoressa Gily è filosofa e uno dei maggiori esperti su Giordano Bruno.

Quella che inizialmente doveva essere una chiacchierata tra amici si è ben presto trasformata in una vera e propria lezioni di filosofia e storia in cui la Gily, con fare semplice e ironico, ha edotto i presenti su Bruno, sul suo essere libero pensatore e sull’epoca storica in cui visse girando l’Europa intera, fermandosi per lunghi periodi nelle maggiori corti dell’epoca.

La Gily ha spiegato che la scelta del sottotitolo, IL MIELE E LE ARAGOSTE, un passo tratto dalla Cena delle Ceneri, riflette esattamente la coerenza del pensiero bruniano. Il nolano, come amava presentarsi Bruno in quanto all’epoca Napoli apparteneva a un impero ed esserne cittadino era motivo di superiorità e orgoglio, era solito fare il paragone tra il miele, essenza dolce e vischiosa che spesso azzecca e quindi blocca chi se ne serve, e le aragoste che camminano in linea retta senza mai deviare dal loro percorso. In tal senso Bruno invitava quanti lo leggevano o ascoltavano a essere come le aragoste, cioè a non sacrificare le proprie idee, e dunque se stessi, per qualcosa di apparentemente dolce e invitante che ne avrebbe bloccato il cammino verso la ricerca della verità. Proprio in virtù di questo suo pensiero, Bruno non abdicò mai le proprie idee, pur consapevole che così facendo attirava su di sé gli strali della Chiesa a cui occhi, pur essendo domenicano, appariva come un eretico della peggior specie. E di conseguenza si consegnava con le proprie mani all’inquisizione che lo condannò a morte sul rogo in Campo di Fiori a Roma.

Altro punto interessante toccato dalla Gily, che per molti aspetti si potrebbe considerare uno scoop, è stato quando, parlando del soggiorno di Bruno in Inghilterra alla corte di Elisabetta I, a cui seguì pochi anni dopo la comparsa di Shakespeare, la professoressa ha ipotizzato che il drammaturgo Marlowe possa essere lo stesso Shakespeare. Questa sua ipotesi regge su fonti ben strutturate basate sull’analisi del testo teatrale DOTTOR FAUST di Marlowe da poco ripubblicato. Leggendo l’opera la Gily vi ha riscontrato molti punti di contatto sia con il pensiero filosofico di Bruno che con la il genere teatrale di Shakespeare. Inoltre la prematura scomparsa di Marlowe a ventinove anni il 30 maggio del 1594 anticipa di poco la comparsa delle opere del grande drammaturgo inglese la cui origine resta tuttora un mistero. Un semplice caso? Secondo l’autrice, no! A suo dire Marlowe e Shakespeare sarebbero la stessa persona…

Il prossimo incontro con QUATTRO CHIACCHIERE CON L’AUTORE è previsto sabato 25 gennaio con lo scrittore Nando Vitali.

 

Vincenzo Giarritiello