Aldo Adinolfi e il suo ricordo fotografico

Sabato 1 febbraio all’ARTGARAGE di Pozzuoli si è inaugurata la mostra fotografica IL RICORDO di Aldo Adinolfi. Le foto risalgono al 1982, poco prima della nuova sequenza di bradisismo. Come più di un esperto e appassionato di fotografia ha commentato ammirandole, esse non documentano solo la darsena e il porto di Pozzuoli com’erano all’epoca, ma sono un vero e proprio quadro della società di quegli anni.

A testimoniarlo le tante vetture di fabbricazione italiana che si intravedono negli scatti. Così come le foto dei maestri d’ascia Vallozzi che per anni hanno costruito gozzi in maniera artigianale nel loro laboratorio dietro alla darsena, la cui attività oggi non esiste più.

L’esposizione sarà visitabile fino al 22 febbraio, dal lunedì al venerdì dalla 10 alle 22, e il sabato dalle 10 alle 19,30. Per l’occasione abbiamo posto alcune domande all’artista.

Aldo perché hai deciso di fare una mostra con foto della darsena di Pozzuoli risalenti agli anni ottanta anziché proporre qualcosa di nuovo e diverso, visto che hai girato mezzo mondo?

Perché con queste foto ebbe inizio la mia attività di fotografo e poi perché non sono foto generiche ma scatti che documentato uno spaccato di Pozzuoli molto caro ai puteolani, la darsena appunto, che oggi è totalmente cambiata, i suoi pescatori e i maestri d’ascia che l’arricchivano con la loro presenza. Fino all’ottantadue la mia attività di fotografo si limitò a documentare e catalogare i beni archeologici di Pozzuoli per conto del comune. A seguito del bradisismo decisi che fosse il caso di immortalare la città così com’era prima che cambiasse completamente aspetto.

Da quando scattasti queste foto a oggi sono passati quasi quarant’anni, da fotografo quali cambiamenti hai notato nella città?

Non ritrovo più diversi ricordi che fortunatamente ho fissati sulle foto, sia luoghi che persone. I maestri d’ascia Vallozzi erano un’istituzione così come i pescatori del Valione. Per quanto invece riguarda il porto, dopo il bradisismo è morfologicamente cambiato.

Aldo questa è la tua prima personale?

Sì, in passato ho partecipato a diverse collettive. Spero che questa sia la prima di una lunga serie in quanto ho un’infinità di foto che mi piacerebbe esporre. Come ben sai posseggo un vasto archivio fotografico.

Tu hai fatto un cd fotografico molto bello dedicato agli indiani di America, pensi di allestire una mostra con quelle foto?

Sì, è nelle mie intenzioni.

Dopo questa mostra hai un altro progetto in corso?

Di progetto ne avrei tanti, non solo quello degli indiani. Ad esempio mi piacerebbe allestire una mostra con foto dei ritratti scattati nei miei tanti viaggi. Devo solo decidere a quale progetto dedicarmi.

Cosa rappresenta per te la fotografia?

Il piacere di dare spazio alla mia creatività e voce alla mia anima. Come tutte le arti, anche la fotografia è comunicazione. Per carattere sono una persona schiva, di poche parole. Preferisco dialogare attraverso le mie foto anziché perdermi in chiacchiere.

La tua passione per la fotografia nasce da adulto o già da ragazzino ti divertivi a scattare?

Ebbe inizio da ragazzino. Quando feci la prima comunione tra i tanti regali ricevetti una macchinetta fotografica con cui iniziai a fotografare, immortalando perfino l’evacuazione del Rione Terra!

Il 2 marzo ricorreranno cinquant’anni da quel triste evento, hai qualche idea per commemorarlo?

Al momento no, ma non escludo di farlo se trovassi un’idea, un progetto o una proposta stimolante a cui aderire.

 

Vincenzo Giarritiello