Ispirazione (3° ed ultima parte)

 

Roberto Battinelli  docente di Antico e Nuovo Testamento

 

 

Se la rivelazione vede in Dio il soggetto che esce da sé per andare incontro agli uomini,amici che egli ama e con cui desidera comunicare, nell’ispirazione l’essere umano comincia pian piano ad assumere un ruolo da co-protagonista. A tal riguardo i padri conciliari insegnano che la Scrittura è ispirata e vera (DV 11)

 SCRITTURA ISPIRATA

Dire che la bibbia è ispirata significa che è stata scritta da uomini. Il testo sacro non è caduto dal cielo e non è stato inciso sulla roccia o su qualche altro materiale in maniera miracolosa. Eppure la convinzione circa l’origine divina dei libri sacri sia dell’Antico come del Nuovo Testamento è ripetutamente espressa nelle sacre Scritture: «Tutta la Scrittura è ispirata da Dio» (2 Tm 3,16) Il Concilio Vaticano II riassume e chiarisce questa fede:

« Per la composizione dei Libri sacri, Dio scelse e si servì di uomini nel possesso delle loro facoltà e capacità, affinché agendo egli in essi e per loro mezzo, scrivessero come veri autori tutte le cose che egli voleva fossero scritte » (DV 11)  L’ispirazione è l’azione di Dio per la quale l’agiografo, lo scrittore, conosce, vuole e scrive tutto e solo quello che Dio vuole. L’ispirazione investe tutte le facoltà dell’uomo che nell’accingersi a scrivere non si apre passivamente alla grazia dello Spirito che detta, ma conserva la propria volontà, conserva i sentimenti del proprio cuore, siano essi alti o mediocri. Ispirando, Dio non ferisce la libertà dell’uomo: usa invece delle sue facoltà per rivelare una verità, così come si serve della cultura e della storia per innestare la sua rivelazione. Quindi Dio non sopprime, non anulla  l’autore, ma collabora con lui in tutto il suo lavoro. Pertanto possiamo affermare che Dio è si l’autore della Scrittura, ma allo stesso tempo bisogna riconoscere accanto a Lui anche l’uomo. Non a caso si parla di legge di Mosè, di Salmi di Davide, di Proverbi di Salomone, di Vangelo di Giovanni, di Lettere Paoline ecc. È come se avessimo un doppio autore: Dio e l’uomo, anche se nella realizzazione il ruolo è  diverso. L’immagine del doppio autore è già presente nell’insegnamento patristico in cui emerge un’idea centrale: tanto Dio quanto l’uomo sono veri autori della Scrittura. Per spiegare ciò i Padri della Chiesa ricorrono a varie analogie, immagini e metafore.  Usano l’idea di Dio autore: per combattere le cosiddette eresie dualiste  che contrapponevano l’AT (opera di Satana) al NT (opera di Dio), sostenendo senza tentennamenti che Dio è l’autore di entrambi i Testamenti. 

 VERITÀ RELIGIOSA

Innanzitutto bisogna precisare che la bibbia non è un testo di storia, ma un messaggio di salvezza. Sotto quest’aspetto nelle Sacre Scritture tutto è vero, ma non nel senso dell’esattezza storica o scientifica bensì nella prospettiva religiosa del piano salvifico di Dio. Già Galileo Galilei, nella lettera a Cristina di Lorena, affermava che nella bibbia il Signore ci vuole rivelare come si vadia al cielo, e non come vadia il cielo7. Non si può pretendere una esatta visione del mondo 2.000 anni prima di Copernico, così come l’abbiamo noi moderni. Per questo i dati cosmogonici descritti nella bibbia ed i fenomeni scientifici non sono errori perché sono espressi nel linguaggio popolare di allora. E’ dunque necessario identificare e capire il genere letterario di riferimento. Ad esempio, quando Gesù afferma: «nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio; altrimenti egli strappa il nuovo, e la toppa presa dal nuovo non si adatta al vecchio» (Lc 5,36) non intende impartire una lezione di sartoria, ma semplicemente  affermare che l’annuncio cristiano e la conseguente vita non possono convivere con una mentalità ed un atteggiamento religioso arcaico e superato.

VERITÀ STORICA

La parola di Dio non scende dall’alto in tutta la sua purezza, ma si abbassa, si incarna in una storia umana, in una cultura particolare: è la condiscendenza della divina sapienza In forza di questo carattere storico, è evidente che la Bibbia abbraccia contenuti che sono oggetto della filosofia, della storiografia e delle altre scienze. Questi dati, però, hanno solo il carattere di rivestimento di un messaggio, il quale permane integro, perché rivelato da Dio per la salvezza dell’uomo. Non ci si può aspettare dalla Bibbia un distillato di certezze, una verità disincarnata e atemporale Dio si adegua alla psicologia, alla mentalità del popolo ebreo che pur essendo totalmente altro e profondamente inconoscibile si lascia descrivere secondo la tipologia umana. La bibbia ci presenta quindi un Dio che si arrabbia e che si pente, che minaccia e castiga, ma che ama fino alla gelosia il suo popolo. Ci presenta ancora un Dio che si serve della conoscenza degli uomini per parlare loro. Abbiamo infine un Dio che usa il linguaggio umano e le sue modalità espressive: ecco il linguaggio mitologico di Genesi 3 (Satana rappresentato sotto forma di serpente) oppure quello figurato e simbolico del profetismo (il peccato descritto come un adulterio o come una vigna che non produce i frutti desiderati).

VERITÀ ESCATOLOGICA

Incarnata nel tempo, la parola di Dio imprime alla storia un dinamismo che la fa lievitare verso la pienezza del regno. Essa accompagna il popolo di Dio come un bambino in crescita verso l’età adulta, al quale occorre rendere graduale la conoscenza della verità per non dare totalmente in una volta sola quello che esso sarebbe incapace di recepire. Non si possono interpretare le Sacre Scritture isolando un singolo momento di un movimento che invece è proteso verso il futuro. Nessuna meraviglia, pertanto, se in alcuni passi della bibbia si trovano concezioni insoddisfacenti di Dio (il Dio guerriero!) o della vita (tutto finisce con la morte!) o della morale (la legge del taglione!): questi testi registrano il bisogno di crescere verso quella verità, che ci è stata donata come caparra della rivelazione totale e definitiva, quando «vedremo a faccia a faccia» (1 Cor 13,12)

VERITÀ ESISTENZIALE

La verità della bibbia non è una cosa da porsi tra gli oggetti sui quali l’uomo apre un’inchiesta. È una verità viva, che chiede di essere accolta nella vita [ . . . ]  Bisogna pertanto accostarsi alla bibbia non solo a livello storico-critico, ma anche a livello esistenziale, interrogandola sul senso della vita, sul perché del male, cioè sui grandi interrogativi che appassionano l’umanità

 VERITÀ TRASCENDENTE

Immersa nella storia, la verità rivelata orienta oltre, apre in alto [ . . . ] Oltre la verità esistenziale, la Scrittura nasconde, cioè ci comunica chi è Dio, qual è il suo pensiero sull’uomo, il suo progetto salvifico. Tutta la bibbia diceva Sant’Agostino, non fa che «narrare l’amore di Dio» (Catechismo ai semplici, 1, 8, 4), e San Tommaso sentiva pulsare nella Scrittura « il cuore stesso di Cristo » (Sul Salmo 21,11)9

(Questo articolo è tratto da Roberto Battinelli, Introduzione allo studio dell’Antico