“Brusio” – un racconto della scrittrice Clara Cecchi

Era notte fonda, la donna aveva il sonno leggero e si risvegliò all’improvviso.

Sentì nella casa buia un mormorio lieve, fitto fitto…brevi interruzioni e poi il parlottio riprendeva animato.

Ancora in dormiveglia, non riusciva a distoglierne l’attenzione e si ritrovò completamente cosciente. Con cautela, si mise seduta sul letto trattenendo il fiato: concentrò l’attenzione oltre il respiro regolare di lui che dormiva al suo fianco. Il brusio continuava, sembrava provenire dalla cucina.

Qualcosa è stato appoggiato male all’interno del frigorifero e ora sta vibrando.” cercò di spiegare a se stessa per giustificare la sua attenzione e l’ansia di alzarsi e andare a controllare.

Si alzò cercando di fare meno rumore possibile e si avviò in punta dei piedi lungo il corridoio scuro, lasciandosi guidare dal richiamo di quel sommesso brusio, inconsapevole di quello che avrebbe trovato, il cuore che le batteva forte.

Arrivò sulla porta ed esitante accese la luce: non credeva ai suoi occhi…c’erano parole dappertutto!

Parole che rappresentavano i nomi degli oggetti consueti e quotidiani, piccole preziose parole di rado usate che denominavano i particolari, parole indispensabili che descrivevano e definivano il modo in cui quegli oggetti si rapportavano tra loro…altre parole più lontane, impegnative per richiamarle e fissarle, quelle che nella nostra memoria servono a spiegare il legame che si è formato con gli oggetti stessi attraverso eventi o sentimenti…poi infinite parole che avrebbero potuto descrivere quell’istante dal punto di vista di infinite persone in modo sempre diverso…

La cucina era in fermento: altre ancora si apprestavano a definire la posizione nel tempo dello stesso istante che già stava passando mentre le parole scelte si stavano raccogliendo per creare un significato….e subito subentravano quelle dell’attimo successivo e di quello dopo ancora…quelle che cercavano di descrivere a fatica i sentimenti di trasformazione dentro di lei che sempre più stupita stava ad ascoltare…quelle che giocosamente si scambiavano tra loro anche se riferite al medesimo oggetto…e il brusio cresceva continuamente!

Restò attonita di fronte a quella rivelazione: da dove venivano? Erano già state tutte pronunciate da qualcuno, chissà chi, nel tempo illimitato, oppure alcune era nuove, appena nate e ancora con infinite possibilità di crescita e trasformazione davanti a sé?

Si sorprese a immaginarle come osservando un caleidoscopio che raffigurava qualcosa di sempre diverso, ricombinando continuamente gli stessi pezzi di vetro colorato riflessi da uno specchio a metà del cerchio.

Parole sparse…non poteva certo lasciarle tutte lì in disordine, nella sua cucina: doveva raccoglierle subito!

D’istinto decise di farlo con un foglio di carta, aiutandosi con una penna.

E così cominciò a raccontare…

Clara Cecchi