Domenica 20 giugno, si è svolta, nel suggestivo scenario vulcanico dell’Azienda Agricola “Villa Mazza al Vesuvio” di Simona Briganti, a Torre del Greco, la Festa delle Albicocche del Vesuvio, promossa dal Presidio Slow Food “Albicocche del Vesuvio” e dalla Condotta Slow Food Vesuvio.

La Festa è stata organizzata, ancora una volta, per far conoscere e promuovere le Albicocche del Vesuvio, una vera ricchezza del territorio agricolo vesuviano, delle quali si stavano perdendo la memoria e il gusto, e che solo l’appassionato e testardo impegno di un manipolo di coraggiosi agricoltori, che ruotano intorno a Slow Food, ha evitato che si estinguessero definitivamente.

le pregiate albicocche del vesuvioCome molti sanno, le Albicocche sono un frutto molto antico, che i coloni greci già trovarono nei territori del Golfo di Napoli, al quale dettero la denominazione di “Frutto d’oro”, ovvero, in greco antico, “Chrysoun melon”, dal quale discende la denominazione dialettale napoletana di “Crisommola”. Quindi, se chiamiamo le Albicocche “Crisommole”, non scadiamo nel volgare, ma ne diamo una qualificazione più colta.

Nel corso della Festa, si sono visitati i terreni vulcanici dell’Azienda “Villa Mazza”, che si estendono sulle pendici del Vesuvio, in un’ambientazione che è sicuramente ancora molto simile a quella che ispirò Giacomo Leopardi quando, ospite di Ranieri, scrisse la poesia “La ginestra”. In effetti, Villa Mazza al Vesuvio dista, si e no, tre o quattro chilometri dalla Villa delle Ginestre che ospitò il poeta di Recanati.

La visita ai terreni e le illustrazioni degli Alberi di Crisommole e dei loro frutti, sono state condotte da due agricoltori vesuviani di eccezione: Gaetano Romano, che è pure Presidente del Presidio Slow Food “Albicocche del Vesuvio”, e Vincenzo Egizio.

I due esperti agricoltori hanno descritto sia le tecniche di coltivazione delle albicocche vesuviane, sia le caratteristiche morfologiche e organolettiche delle numerose varietà di Albicocche del Vesuvio, la più, famosa delle quali è la dolcissima Pellecchiella; ma ce ne sono ancora altre: la Boccuccia liscia, la Boccuccia spinosa, la Ceccona, la Vitillo, l’Acqua di Serino, la Vollese, ecc., ecc.

Fino agli anni ’70, si contavano circa cento varietà, ma, successivamente, le colture intensive e industriali prevaricarono su quelle tradizionali e autenticamente biologiche del Vesuvio, relegando la produzione quasi solo all’autoconsumo dei contadini locali. Oggi, sono state salvate, grazie all’impegno di Slow Food e alla perseveranza di questi intrepidi contadini, una trentina di varietà. Purtroppo, le Albicocche del Vesuvio, nonostante i loro notevoli e numerosi pregi, hanno un solo difetto: non sono serbevoli a lungo, per cui vanno consumate nel giro di pochi giorni dalla loro raccolta, e per questo restano un prodotto di nicchia, che non si può distribuire su larga scala.

Chi volesse prendere contatti con il Presidio Slow Food “Albicocche del Vesuvio”, per gustare le Crisommole acquistandole direttamente dai produttori, può chiedere informazioni e prenotarsi al n. 3288961487 o consultare il sito: albicocchedelvesuvio.wordpress.com

Per contattare l’Azienda Agricola “Villa Mazza al Vesuvio” di Simona Briganti, telefonare al n. 339705518

Pasquale Nusco

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